Le mode passano, le case restano

Alla fine degli anni ’60 divenne improvvisamente di moda costruirsi una casa a mare.

I miei genitori non si sottrassero all’incombenza ma ci pensarono a lungo prima di affrontare questo capitolo, nonostante mia madre avesse un terreno che si prestasse alla bisogna. 

Riflettendo credo che inconsciamente decisero di costruire quando il desiderio di viaggiare iniziò a scemare in mio padre. In mia madre questo desiderio non si è mai assopito.

Con un po’ di ritardo rispetto alla moda, la casa a mare fu fatta. Con i piedi nell’acqua per l’esattezza.  

Usata per pochi giorni in estate, abbandonata molti mesi all’anno, ho creduto di non amarla e l’ho sempre un po’ snobbata per i difetti, le imperfezioni. Ma ci ritorno sempre, soprattutto nei momenti di difficoltà, perché c’è un terrazzo.

Stromboli di fronte, il castello di Scilla e la punta della Sicilia a sinistra, il mare giù che sbatte contro il muro di cinta. Mi affaccio, subito dimentico quello che non mi piace, e mi rassereno. 

One thought on “Le mode passano, le case restano

  1. Dall’altra parte havvi due scogli: l’uno
    Va sino agli astri, e fosca nube il cinge
    Né su l’acuto vertice, l’estate
    Corra o l’autunno, un puro ciel mai ride.
    Montarvi non potrebbe altri, o calarne,
    Venti mani movesse e venti piedi:
    Sì liscio è il sasso e la costa superba.
    Nel mezzo, vôlta all’occidente e all’orco,
    S’apre oscura caverna, a cui davanti
    Dovrai ratto passar; giovane arciero
    Che dalla nave disfrenasse il dardo,
    Non toccherebbe l’incavato speco.
    Scilla ivi alberga, che moleste grida
    Di mandar non ristà.

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