Il venditore di tappeti 

Mia madre, negli anni settanta, aveva mercanti d’arte che le portavano a casa oggetti da visionare. Già all’epoca era una cosa desueta.

Ricordo la scena d’ingresso del venditore di tappeti: un’ometto tracagnotto e azzimato si esibiva in un perfetto baciamo. La cliente veniva lusingata fin da subito. Era seguito da due assistenti bassi come lui e carichi di tappeti sulle spalle. 

Seduta sul divano lei assisteva al “lancio” dei tappeti ai suoi piedi accompagnato dalla voce chioccia del venditore che ne esaltava le doti. Qum rarissimo, Tabriz di squisita fattura, Agra eccezionale, Boukara finissimo. 
Io, rapito dai colori e dai disegni, li avrei presi tutti. Lei, inflessibile, sceglieva uno massimo due pezzi. Il venditore piegato in due si profondeva in inchini di ringraziamento fin fuori la porta di casa. 

La mia passione per i tappeti è nata lì. Questo nella foto credo sia di fattura cinese. Visto all’esibizione di Cabana Magazine in via Tortona a Milano. 

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